ANCHE QUEL SIGNORE PAKISTANO E’ GESU’

Lavoro in banca. Un giorno, all’approssimarsi dell’orario di chiusura al pubblico, si presenta un signore pakistano chiedendo una consulenza per risolvere una situazione delicata. I due colleghi preposti alla prima consulenza si dileguano immediatamente  con la scusa di avere altri lavori urgenti da svolgere e dicendogli di prendere appuntamento per l’indomani. Anch’io ho alcune pratiche che voglio concludere velocemente. Ad un tratto un pensiero: anche quel signore pakistano è Gesù. Mi avvicino a lui e lo accompagno nel mio ufficio.  Inizia a presentarmi la sua situazione, ma il mio pensiero va continuamente a quelle pratiche che devo concludere.  Mi ripeto ancora: anche quel signore pakistano è Gesù. Mi alzo e gli ho preparo un caffè come si usa fare con i clienti importanti. Cerco di ascoltarlo fino in fondo per comprendere al meglio le sue necessità. Ad un certo punto ho la sensazione intima che questo è un momento sacro perché sono con Gesù in quel signore pakistano. Quel tetro ufficio di una filiale di banca di un paese di provincia si è trasformato una piccola abbazia. Terminato l’incontro troviamo una soluzione soddisfacente per la sua azienda.

Mi sento sollevato, sereno, per aver saputo mettere da parte gli interessi commerciali per puntare prima di tutto a dare importanza alla persona che ho davanti.