MA IL ROSARIO NON E’ UN BANCOMAT
Vengono utili per riflettere sullo stile della preghiera (non solo del rosario) le critiche alla “maratona” di maggio per chiedere la fine della pandemia: proposta anacronistica – si è scritto – che rafforzerebbe un’idea mercantile del pregare. Tot avemarie, tot risposte. Come se Dio fosse un mago della contabilità, molto sensibile al bancomat.
Da AgenSir 10 maggio 2021 Diego Andreatta (*)
Se la imponiamo con enfasi, scrivendo Rosario con la erre maiuscola, come fosse un sacramento, e senza spiegarne il significato, rischiamo che sulla qualità di questa preghiera prevalga una percezione quantitativa: prega meglio chi dice più “corone” e guai dimenticare una delle dieci avemarie. Sarebbe sì un ritorno quasi superstizioso a certi formalismi di epoche passate, che lo stesso papa Francesco non vuole ripetere quando nella Evangelii Gaudium parla di “purificazione” della devozione popolare. E sarebbe una controtestimonianza per i giovani che avvertono il lento rosario come lontano dalla loro sensibilità, una ripetitività talora perfino biascicata a voce bassa: ave-maria-santa-maria-cosissia.
Invece, come constatiamo ai pellegrinaggi notturni al santuario di Montagnaga di Pinè, […]
Fra le dimensioni da purificare della preghiera del rosario affinché essa aiuti a far crescere una spiritualità evangelica c’è anche il “ruolo” di intercessione della Madonna: non tanto per una conseguente subalternità femminile (che ci vorremmo augurare definitivamente archiviata dopo la riflessione “di genere” maturata anche in tanti ambienti ecclesiali), quanto invece per un attribuire a Maria quasi un’efficacia superiore nella risposta, dei superpoteri alimentati da certi devozionalismi superficiali e dalla moltiplicazione di apparizioni che Bergoglio ha stigmatizzato con la battuta: “La Madonna non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni…”.
Il fondamento della nostra fede rimane il Cristo, la sua morte e resurrezione. Che deve rimanere anche al centro di ogni nostra relazione con il Padre e che – a ben guardare – attraversa e permea la stessa formula del rosario. […]
(*) direttore “Vita Trentina”
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