Economia di Francesco e Slot Mob
Dialogo intervista con Daniele Albanese per capire le ragioni dello Slot Mob che i giovani dell’Economia di Francesco hanno promosso per il 10 luglio in diverse città italiane
Perchè Slot Mob? Ben 110 miliardi di euro raccolti dalla macchina dell’azzardo di massa in Italia per arrivare a distribuire più o meno 10 miliardi di euro ciascuno tra lo Stato e le società private concessionarie. Il resto se ne va tra illusorie micro vincite da pochi euro, studiate apposta per fidelizzare la clientela, e qualche evento straordinario, statisticamente remoto ma costruito apposta per alimentare la bolla di una corsa verso la svolta possibile in un Paese che vive, da tempo, la peggiore crisi economica dal dopoguerra. Nel mezzo la diffusione difficilmente controllabile di una dipendenza patologica basata non su una sostanza, come gli stupefacenti comuni, ma sull’aspettativa che consuma persone e famiglie attirate in un baratro di cui si vuole ignorare il tragico costo sociale.
Lo Slot Mob è un gesto pubblico che rompe questo meccanismo distruttivo per dare spazio ad un legame sociale più forte della logica del denaro. Un esercente di attività commerciale che rifiuta di vendere i prodotti dell’azzardo deve resistere a mille lusinghe, ai mille incentivi offerti dalle società concessionarie che ormai hanno in mano i pagamenti elettronici e gestiscono un enorme flusso di dati. Parliamo di imprese di dimensioni multinazionali in grado di coprire l’intera filiera, dalla costruzione delle slot e vlt, con l’impiego di ingegneri elettronici ed esperti di neuro marketing fino alla gestione di reti informatiche complesse.
Il barista che decide di non vendere azzardo non lo fa perché attirato da incentivi competitivi e neanche vuole mettersi in mostra. Agisce semplicemente secondo coscienza. «Abbiamo famiglia e proprio per questo abbiamo cura di chi entra nel nostro locale» come hanno detto i gestori di un bar di Ariccia, in provincia di Roma, tra i primi a rendersi disponibili per organizzare uno Slot Mob nel 2013.
Riconoscendo e apprezzando l’impegno delle tante associazioni e realtà impegnate da tempo contro il fenomeno dell’azzardo, il movimento di società civile che promuove gli Slot Mob si pone degli obiettivi esigenti di giustizia economica per andare alle radici di uno stato di cose che palesa la prevalenza di certi poteri trasversali sul bene comune.
In sostanza chiede di infrangere un tabù e cioè il sistema delle concessioni dell’azzardo alle società private che, in questo caso, sono delle multinazionali orientate fisiologicamente al profitto.
Per spiegare con un esempio, l’azzardo resta un reato, tanto che potrebbe essere perseguito chi organizza una tombola con poste in denaro ma diventa un’attività incentivata e pubblica se promossa da una società autorizzata con concessione dello Stato: a Roma esiste la più grande sala Bingo d’Europa, una sorta di mega tombola senza fine gestita da una multinazionale spagnola, collocata in un palazzo iper moderno che esibisce lo stemma della Repubblica.
Ma un luogo emblematico per capire la dinamica della contesa tra la società civile organizzata e il sistema trasversale dell’azzardo è senz’altro il Piemonte. È qui che nasce, da una costola della De Agostini di Novara, il colosso Lottomatica ed è a Biella, terra segnata dalla cultura della solidarietà e del mutualismo, che si è tenuto il primo Slot Mob nel 2013 con la partecipazione di oltre 600 persone in piazza.
La crisi economica in Piemonte ha il volto di una Torino che deve inventarsi in mondo dove la Fiat, ora Stellantis, sarà sempre meno presente, le multinazionali come la Embraco chiudono per delocalizzare all’estero mentre si presenta come modello di sviluppo la fabbrica di caccia bombardieri F35 vicino Novara. Non manca la penetrazione delle mafie nonostante la presenza di una società civile attenta e responsabile, il luogo di nascita dei “santi sociali” e la presenza consolidata di realtà importanti come il Sermig e il Gruppo Abele che è il capofila di Libera, rete nazionale di contrasto alle mafie e alla cultura che le genera.
Non sorprende, perciò, che proprio in Piemonte sia stata approvata, in maniera unanime, nel 2016 una legge in grado di limitare l’espandersi dell’azzardo di massa. Un segno di resistenza importante davanti alla carenza normativa a livello nazionale.
Con il decreto dignità del luglio 2018 è arrivato lo stop alla pubblicità dell’azzardo per tagliare la strada all’avanzare incontrastata del complesso industrial politico delle slot e similari. Doveva essere un primo passo ma la spinta propulsiva presente nei 5Stelle, attenti su questo tema, si è andata ad arenare lasciando da solo Giovanni Endrizzi, senatore ora in commissione antimafia e al centro di minacce per il suo impegno antislot. È scomparso il gruppo parlamentare sull’azzardo promosso dal deputato del Pd Lorenzo Basso che,in maniera coerente, si era opposto alle linee del suo partito e quindi è stato ricandidato nel marzo 2018 in una posizione ineleggibile.
Con il governo Draghi la delega ai “giochi”, cioè all’azzardo per usare i termini corretti, è stata affidata al sottosegretario all’Economia, il leghista Claudio Durigon che si è dichiarato sensibile al mondo dell’azzardo con attenzione ai dipendenti del settore coinvolti dalle chiusure generalizzate dovute alla pandemia da Covid.
La leva del ricatto occupazionale funziona sempre molto bene quando si tratta di giustificare l’esistenza di determinate attività inquinanti o comunque lesive dei beni comuni. Ed è l’argomento usato anche in Piemonte dalla giunta di centro destra guidata da Alberto Cirio per riformare la legge del 2016. Contro tale decisione irremovibile sono scesi in piazza, nonostante il lock down, molte associazioni e tanti amministratori locali che conoscono bene le conseguenze di un’offerta indiscriminata di azzardo sui loro territori. Centri di ricerca indipendenti hanno evidenziato l’efficacia della legge del 2016 che non ha affatto incrementato il ricorso all’azzardo on line.
In generale, le risorse straordinarie del Pnrr dovrebbero servire per una ripartenza in grado di salvare il lavoro degno, la vita delle famiglie e dei lavoratori e non gli interessi dei gestori dell’azzardo. Ma la giunta regionale non appare intenzionata a tornare sui suoi passi, mentre in Senato avanza, su iniziativa di Italia Viva, la proposta insidiosa di una commissione di inchiesta sull’azzardo incentrata sul contrasto all’azzardo illegale, cioè gestito fuori dalle concessioni pubbliche. Si tratta di un argomento utilizzato abitualmente per giustificare l’incentivo dell’offerta dell’azzardo legalizzato come strategia per combattere quello illegale gestito dalle mafie. Una tesi in contrasto con le evidenze della commissione nazionale antimafia che documenta la capacità della malavita organizzata di infiltrarsi e lucrare dentro la filiera dell’azzardo legale.
Sarebbe, invece, necessaria una commissione di inchiesta per indagare sulle complicità e le connivenze che hanno portato l’Italia a diventare la prima nazione in Europa per giri d’affari legati all’azzardo.
La decisione dei giovani di Economia di Francesco di misurarsi con questa realtà così complessa e lacerante rappresenta un segnale importante della scelta radicale che hanno deciso di compiere con il loro manifesto a conclusione dell’evento di Assisi del novembre 2020. Come gli ha detto in maniera esplicita lo stesso papa Francesco, «voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra».
Per intraprendere questo impegno non bastano gli spot ma occorre partire da basi solide ed esempi credibili come la vita di Massimo Borghi, l’ex sindaco di Gavorrano, in provincia di Grosseto, che si è misurato per primo con la potenza geometrica dell’industria dell’azzardo.
Proporre uno Slot Mob vuol dire promuovere un modo più giusto di stare al mondo, in grado di abbracciare la questione della dignità umana nella sua interezza con uno sguardo planetario.
È la prospettiva che emerge dall’esempio di Daniele Albanese, il promotore, con altri amici, del primo Slot Mob che si è tenuto a Biella nel 2013. Nell’intervista video proposta si comprende la genesi di una visione che non può ridursi ad un vago moralismo ma una società solidale capace di rompere l’egemonia della cultura dello scarto e dell’esclusione. Con Daniele Albanese parliamo di azzardo assieme alla questione dell’immigrazione, delle armi e del caporalato oltre che dell’ambiente come nel caso della Tav.
Slot Mob è un movimento di democrazia economia e giustizia sociale: la prospettiva per capire il caso emblematico dell’azzardo di massa che contrassegna la società italiana tra lacerazione e riscoperta del legame sociale. È quello che diventa evidente nello Slot Mob di Biella del 10 luglio alle ore 17 al bar Mon Rêve Café.
Qui il comunicato stampa dello Slot Mob nazionale