Il 26 gennaio preghiamo per la pace in Ucraina
Al termine dell’Angelus Francesco, preoccupato dei venti di guerra che agitano il confine tra Russia e Ucraina e di conseguenza tutto il continente europeo, propone una giornata di raccoglimento: “Ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte”
Da Vatican News Gabriella Ceraso – Città del Vaticano 23/01/2022
La forza della preghiera per vincere l’odio, la guerra e la morte. Ancora una volta, come negli anni scorsi per il Libano (2021), il Congo e Sud Sudan (2018), la Siria (2013), Papa Francesco raduna la cristianità per far fronte con la fede ad una pressante minaccia che incombe sull’umanità.Lo spettro di una nuova guerra aleggia da settimane al confine tra Russia e Ucraina e la diplomazia fatica a trovare una intesa. La situazione preoccupa il Papa che, per questo, il 26 gennaio indice una giornata di preghiera per la pace. L’annuncio arriva al termine dell’Angelus nella Terza Domenica della Parola di Dio. Francesco così esprime i suoi timori: (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste.
Da qui il suo “accorato appello” a pregare e ad agire, ma non nell’interesse personale bensì comune:
Quindi la proposta per il prossimo mercoledì:
Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace.
La situazione al confine tra Russia e Ucraina
Le tensioni crescenti al confine russo ucraino preoccupano in realtà tutta la comunità internazionale. La diplomazia moltiplica incontri e videoconferenze per scongiurare un’aggressione militare russa. Il Regno Unito ritiene che Mosca stia anche pensando all’insediamento di un leader filo russo nel governo. Secca la risposta: il “ministero degli Esteri di Londra la smetta di diffondere sciocchezze”, dice il Cremlino, che continua a negare ogni ipotesi di un passo militare effettivo.
Eppure ci sono più di 120mila soldati russi già schierati al confine ucraino e sul territorio del Donbass, dove, come anche a Kiev, le esercitazioni sono all’ordine del giorno. Lunedì proprio a Kiev l’ambasciata americana e forse anche quella tedesca potrebbero iniziare a evacuare i familiari del proprio personale, mentre continua l’afflusso di munizioni e istruttori militari dai Paesi Nato. Un primo carico di armi, 90 tonnellate circa, è già arrivato su ordine del presidente Usa Biden. La prossima settimana a partire da lunedì i ministri degli Esteri dei 27 paesi Ue incontreranno in videoconferenza il segretario di Stato Usa Blinken di ritorno dai negoziati con Mosca a Ginevra. Allo studio possibili sanzioni in caso di invasione. Previsti anche colloqui bilaterali tra Regno Unito e Russia.