Francesco alle famiglie: Dio dà sempre luce per affrontare un dolore nel rapporto con i figli
All’udienza generale il Papa sviluppa la sua catechesi attorno alla costanza di San Giuseppe nell’ascoltare Dio e invita i genitori a fare altrettanto, in modo particolare quando insorgono problematiche con la propria prole: “Il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo”
Nelle situazioni difficili la preghiera illumina
Francesco passa in esame le diverse situazioni che Giuseppe dovette affrontare. Anzitutto quando seppe della gravidanza di Maria. Fu un sogno a svelargli che il nascituro era stato generato dallo Spirito Santo, sicché non ripudiò la sua promessa sposa. […]
Il coraggio dei genitori che affrontano malattie e problemi dei figli
Il pensiero del Papa va quindi alle tante persone “schiacciate dal peso della vita”, che “non riescono più né a sperare né a pregare”, da qui l’invocazione a San Giuseppe perché possano “aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e aiuto”. E non dimentica, il Pontefice, quei genitori che affrontano le malattie dei figli e quelli che “vedono orientamenti sessuali diversi nei figli”, da accompagnare e non condannare.
“Genitori che vedono i figli che se ne vanno per una malattia e anche – è più triste, lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in incidente con la macchina. I genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola e non sanno come … Tanti problemi dei genitori. Pensiamoci: come aiutarli. E a questi genitori dico: non spaventatevi. Sì, c’è dolore. Tanto. Ma pensate al Signore, pensate come ha risolto i problemi Giuseppe e chiedete a Giuseppe che vi aiuti. Mai condannare un figlio”.
E richiama alla memoria, Francesco, quando a Buenos Aires, passando in autobus davanti al carcere, osservava quanti erano in coda per incontrare i loro parenti detenuti.
“E c’erano le mamme, lì. E mi faceva tanta tenerezza questa mamma davanti al problema di un figlio che ha sbagliato, è carcerato, non lo lascia solo, dà la faccia e lo accompagna. Questo coraggio; coraggio di papà e di mamma che accompagnano i figli sempre, sempre. Chiediamo che il Signore a tutti i papà e alle mamme dia questo coraggio come lo ha dato a Giuseppe”.
Unire preghiera e amore per il prossimo
Nel terminare la sua catechesi Francesco offre, poi, un ulteriore insegnamento sulla preghiera, che mai deve essere “un gesto astratto o intimistico”, come vogliono farla quei movimenti spiritualisti più gnostici che cristiani”. Quella non è preghiera, afferma il Papa; la preghiera, invece è “sempre indissolubilmente legata alla carità”.
“Solo quando uniamo alla preghiera l’amore, l’amore per i figli per il caso che ho detto adesso o l’amore per il prossimo riusciamo a comprendere i messaggi del Signore. Giuseppe pregava, lavorava e amava – tre cose belle per i genitori: pregare, lavorare e amare – e per questo ha ricevuto sempre il necessario per affrontare le prove della vita. Affidiamoci a lui e alla sua intercessione”.
San Giuseppe, tu sei l’uomo che sogna,
insegnaci a recuperare la vita spirituale
come il luogo interiore in cui Dio si manifesta e ci salva.
Togli da noi il pensiero mai che pregare sia inutile;
aiuta ognuno di noi a corrispondere a ciò che il Signore ci indica.
Che i nostri ragionamenti siano irradiati dalla luce dello Spirito,
il nostro cuore incoraggiato dalla Sua forza
e le nostre paure salvate dalla Sua misericordia. Amen”.
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