Un anno di vita dedicato al volontariato. La proposta Caritas ai giovani
Perla, Angela, Mariano, Federica, El Mehdi, Housmane: sono i primi sei giovani selezionati da Caritas italiana per partecipare al progetto “Mi sta a cuore”. Dal 15 ottobre 2022 al 15 ottobre 2023 stanno vivendo una intensa esperienza di comunità, donando un anno di vita al volontariato nei servizi Caritas con i poveri, gli immigrati, gli anziani soli, le famiglie e i bambini in difficoltà
Da AgenSir
Sei giovani tra i 22 e i 26 anni e una tutor – poco più grande di loro – vivono insieme per un anno, in una full immersion di volontariato e solidarietà. È il cuore del progetto “Mi sta a cuore”, lanciato quest’anno per la prima volta da Caritas italiana, allo scopo di coinvolgere i giovani in una esperienza forte al servizio del prossimo. Angela, Mariano, Federica, El Mehdi, Ousmane, Perla sono stati infatti selezionati tra trenta candidati. Dal 15 ottobre 2022 fino al 15 ottobre 2023 trascorrono le loro giornate con una cadenza precisa: al mattino negli uffici di Caritas italiana dove danno una mano a seconda delle rispettive competenze; nel pomeriggio fanno volontariato nei centri della Caritas di Roma come la mensa dei poveri, tra gli immigrati, gli anziani soli, le persone senza dimora, le famiglie e i bambini in difficoltà. La sera tornano nell’appartamento messo a disposizione dalle suore vincenziane, in zona Pineta Sacchetti, a Roma. Ognuno riceve un piccolo budget mensile (pari a quello del servizio civile universale) e vitto e alloggio gratuiti.
La vita comunitaria. In questo modo hanno la possibilità di sperimentare la vita di comunità, con tutte le opportunità e le sfide. Attenti ad uno stile vita sostenibile, a non sprecare. Aperti a 360 gradi all’incontro delle diversità. I ragazzi vengono infatti da diverse regioni italiane. Alcuni sono originari del Marocco e del Mali e sono di religione musulmana. Perciò quando si fa la spesa non si compra la carne di maiale. O si acquistano tante verdure perché qualcuno è vegetariano. E quando arrivano i pacchi delle famiglie pieni di prodotti del Sud – o si cucinano piatti della tradizione trevigiana o leccese – è festa per tutti. “La cucina, le pulizie, la spesa, lavare i piatti: ci diamo da fare in maniera spontanea e collaborativa. La sera ognuno è libero di uscire con chi vuole. Un pomeriggio a settimana c’è un incontro di comunità in cui si parla e si riflette sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale dei poveri”, racconta al Sir Benedetta Ferrone, di Caritas italiana, che vive con loro con il ruolo di tutor.