Ho un sogno: costruire “mine di pace”

Da fabbricante di strumenti bellici a operatore umanitario. La storia di Vito Alfieri Fontana ci parla di azioni concrete che possiamo intraprendere per contrastare la violenza della guerra.

Fonte: Città Nuova –

Ora è “di turno” l’Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha accettato di fornire a questo martoriato Paese mine antiuomo. Una mossa pericolosa dell’amministrazione uscente degli Stati Uniti per rallentare la guerra (solo due anni fa Biden aveva bollato come “sconsiderata” la scelta di Trump di reintrodurre l’uso delle mine antiuomo). Anche se ora si è precisato che saranno “mine non persistenti” (che dovrebbero non più esplodere dopo un periodo di tempo prestabilito), la questione rimane drammaticamente aperta: siamo di fronte a una decisione disperata che evidenzia mancanza di prospettiva con il rischio di prolungare un conflitto già devastante.

Sembra che nulla si sia imparato dal recente passato. Dopo 40 anni di guerra, gli ordigni inesplosi continuano a infestare l’Afghanistan: da un lato povertà estrema, dall’altro bombe ovunque. Anche l’Iraq continua a essere tra i Paesi più contaminati da mine al mondo: vite di intere popolazioni che vengono fatte saltare ogni giorno, come documenta Emergency.

Molte sono le vittime soprattutto tra i giovani. Ad Aso Muhamad, un giovane di 16 anni che vive nel Kurdistan iracheno, è bastato scambiare una mina per oggetto qualunque per poi saltare in aria; ora ha due protesi e segue un percorso di fisioterapia in un Centro di riabilitazione di Emergency. A Mohammad, in seguito all’esplosione di una mina, mentre stava giocando in giardino, hanno dovuto amputare l’avanbraccio destro e le dita della mano sinistra. leggi tutto