COME GEMME FUORI STAGIONE
I figli di una famiglia italiana emigrata in Algeria, scavano una buca sotto la recinzione per poter giocare con i bambini al di la della rete che li divide, l’innocenza supera ostacoli e barriere.
Vorrei partire da questa esperienza per descrivere quello che si è vissuto a Col Cumano sabato 27 ottobre 2018 nella giornata dedicata al dialogo interreligioso, cammino che da tempo le comunità cristiana e mussulmana hanno intrapreso e portano avanti con entusiasmo e creatività.
Una giornata piovosa ha accolto i relatori che hanno animato il pomeriggio, introdotti da due simpatici presentatori.
Il Vescovo della diocesi di Belluno – Feltre, Renato Marangoni – aprendo il pomeriggio, esprime di aver accolto come un dono questo cammino di conoscenza intrapreso paragonando il dialogo nato fra le comunità a gemme fuori stagione, fonte coraggiosa di speranza di vita. Dialogo che è andato oltre alle attese, perché ricco di vita e speranza, animato da un ardente desiderio nel cuore di tutti.
Così l’Imam della comunità mussulmana di Belluno, Hassan Frague, che mette in evidenza come questo cammino sia basato su valori di pace, fraternità, amore e desiderio di conoscenza.
Il sindaco di Santa Giustina, presente malgrado l’allerta rossa maltempo e rimasto, per tale motivo, solo il tempo dei saluti iniziali, esprime il pensiero di come il pregiudizio sia dovuto all’ignoranza e ricorda come negli anni ‘70 la nostra comunità fosse molto povera e i migranti tornando in queste terre abbiano trovato un paese diverso e l’abbiano rimodellato e ammodernato secondo quanto appreso dalla loro esperienza vissute in terra straniera.
“oggi dobbiamo avere la capacità di capire che il fenomeno inverso può ulteriormente arricchire con patrimoni di esperienze che provengono da altre conoscenze”, così si esprime.
Interessante e impegnativo l’intervento del prof. Paolo Frizzi del Dipartimento delle Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Sophia a Loppiano (Fi), che illustra come sia estremamente necessario un dialogo a 360° per le diverse culture e religioni nella società di oggi. “C’è sempre la tensione alla conoscenza dell’altro per una convivenza orientata alla collaborazione, cioè al mettersi fianco a fianco, a vivere in pace e fraternità.
Bisogna riconoscere di essere una società “multi” (multietnica, multiculturale..) ed attivare un processo che arrivi all’ “inter”, cioè porti alla integrazione interculturale, interreligiosa …
È importante che vi sia diversità, caratteristica di ogni società umana, la diversità e quello che ci fa uniti, non uniformi”.
Simpatico l’intervento del dott. Hamid Zariate, medico di base, Iman ed esperto di dialogo interreligioso. Raccontandoci la sua esperienza di medico in un paese del torinese, mette in evidenza come, dopo le difficoltà iniziali, sia la conoscenza della persona ad abbattere le barriere della diffidenza fino a raggiungere il rispetto dell’altro e l’attenzione alle differenze culturali. Invita tutti a dare continuità al cammino intrapreso a Belluno.
La dott.ssa Patrizia Burigo, vicepresidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, intrattiene con una carrellata di “numeri” che dipingono come le comunità, i paesi, le nazioni siano da sempre soggette a migrazioni da una parte e dall’altra, ancora oggi ci sono tanti migranti per l’Italia e altrettanti che escono dall’Italia verso altri paesi.
Dopo questi bellissimi interventi non sono mancate le esperienze, e qui torniamo a quei due bambini di cui parlavamo all’inizio con la suggestiva e toccante esperienza di una coppia bellunese, Loris e Angela De Cassan, che diversi anni fa, da giovane famiglia ha dovuto affrontare i disagi linguistici e culturali in terre straniere e con pazienza e amore hanno costruito rapporti di serena e rispettosa convivenza.
Segue la storia di Assia Beladi, mussulmana dell’Algeria, arrivata nel nostro paese da 13 anni, che ha trovato nella conoscenza della lingua prima, e delle persone poi, la forza per superare le difficoltà con coraggio e amore.
Toccano il cuore le esperienze portate dalla cooperativa del centro di accoglienza di Feltre mentre ci raccontano di ragazzi che arrivano da varie parti del mondo con culture e anche religioni diverse, e che pur non conoscendo la lingua, non solo italiana ma a volte anche fra di loro, si sforzano positivamente a convivere facendo esperienza di rispetto reciproco, fino a creare relazioni che non esitano a chiamare “di famiglia”
E un’altra toccante esperienza ce la racconta l’associazione dei richiedenti asilo di San Gregorio nelle Alpi, dove ragazzi stranieri sono stati accolti da famiglie della zona. Malgrado alcune diffidenze iniziali i ragazzi si sono impegnati attivamente nelle parrocchie, trasformando quello che all’inizio era solo rispetto alla persona in affetto da parte di tutta la comunità. Poi la presentazione dei ragazzi accolti, con le poche parole di italiano conosciute, ma sufficienti ad aprirci il cuore e ad esprimere tutta la loro gratitudine.
Infine un video sul caro Don Francesco Soccol, scomparso l’estate scorsa e autentico testimone del dialogo: apriva le porte della sua parrocchia a chiunque e seguiva personalmente e concretamente le situazioni di difficoltà, senza distinzione di fede o di cultura: la commozione era palpabile.
La giornata va a concludersi, la pioggia continua a cadere ma nei cuori c’è sole e nei volti solo sorrisi, si continua per chi può con una cena a base di passato di verdura, cous-cous, crostoli e dolci arabi, per continuare nella conoscenza. Nel cuore c’è tanta riconoscenza e gratitudine per questa giornata.
Sono molte le persone da ringraziare, le persone e le associazioni che l’hanno progettata e organizzata, i presentatori, i relatori, il Vescovo, l’Iman, il centro che ci ha ospitato, il Sindaco e tutti i partecipanti.
Grazie!