PER EDUCARE UN BAMBINO CI VUOLE UN VILLAGGIO – Un compito che si può svolgere meglio se si lavora insieme, se si lavora per, se si lavora verso.
Colpiti dal titolo degli incontri, un proverbio che proviene dalla saggezza delle genti d’Africa, siamo andati a Peschiera del Garda, ridente cittadina del basso Garda – storicamente famosa per essere un caposaldo del Quadrilatero Asburgico – per incontrare Marco, Silvia e Enrica, animatori di questi incontri.
Una domanda d’obbligo: Marco, come e da chi è nata l’dea di questi incontri, ormai siete al secondo anno
Tutto nasce da 3 famiglie che hanno in comune la scuola, la parrocchia e figli in età adolescenziale.
Come tante famiglie ci chiedevamo come poter affrontare le sfide educative dei figli in quell’età, anche a seguito di alcuni episodi accaduti nel territorio che ci facevano pensare. Abbiamo capito che le nostre preoccupazioni erano anche di altri e da qui è nata l’idea di allargare i nostri discorsi ad altre famiglie. Così gradualmente i nostri dialoghi si sono allargati alle parrocchie, alle scuole anche grazie al fatto che tra noi c’erano dei rappresentanti scolastici.
Questi rapporti come sono continuati?
Più coinvolgevamo le persone sempre più forte era la domanda: ma noi cosa possiamo fare per andare incontro alle esigenze che ci venivano portate? Non siamo degli esperti e la sola nostra esperienza personale non poteva bastare. E’ stato allora che un nostro amico ci ha fatto incontrare Ezio Aceti, psicologo, formatore. E’ stato fondamentale confrontarsi con lui perché da quell’incontro sono scaturite le modalità e i contenuti per i primi incontri.
Quindi, Silvia, avete cominciato a pensare ad un ciclo d’incontri: rivolto a chi?
I rapporti più stretti li avevamo con le parrocchie ma ci sembrava che i destinatari degli incontri non potevano essere solo i parrocchiani ma tutte le famiglie del territorio con figli adolescenti. Quindi i nostri approcci sono continuati attraverso le scuole e con la società civile.
Abbiamo saputo di una forte adesione all’iniziativa: qual è il segreto?
Solitamente si sente dire che le famiglie non rispondono alle proposte formative, ma non perché manca l’interesse: il vero problema è che con i figli, specialmente se piccoli, è difficile partecipare alle diverse iniziative. Così per andare incontro a queste difficoltà abbiamo pensato ad un servizio di baby-sitting differenziato, per bambini più piccoli e quelli più grandi. Grazie a questo servizio ad ogni incontro giungono circa 300/350 persone con al seguito un centinaio di figli.
Un’altra cosa: qui a Peschiera non c’è una sala che possa ospitare tutte quelle persone e così ci siamo ritrovati in una chiesa. Sapendo che per qualcuno il luogo non era proprio gradito, all’inizio ci siamo scusati per la scelta, ma in loco non c’erano scelte alternative.
Per una realtà come quella di Peschiera mi sembra che l’adesione sia notevole. Ma dal punto di vista organizzativo come fate? Lo chiediamo a Enrica
Questa proposta ha mosso un numero sufficiente di volontari, dai più giovani ai più anziani, tutti accomunati dal desiderio di fare qualcosa di utile per la società.
Dal vostro volantino colpisce che nell’incontro conclusivo non ci sono relatori.
E’ stata una scelta scaturita dai feedback arrivati dopo gli incontri. Lo stile tipo conferenza con domande ai relatori va bene ma ci sembrava inadeguato. Abbiamo avvertito che le persone avevano il desiderio di potersi confrontare su quanto sentito negli incontri e così con il supporto anche di testimonianze abbiamo pensato a questa modalità, guidata da un moderatore, anch’egli esperto sui temi proposti.
Sempre leggendo il volantino, si vede che le tematiche proposte hanno un taglio particolare.
E’ vero ci dice Marco. L’anno scorso, terminati gli incontri, le persone ci avevano caldamente chiesto di ritrovarci ancora. Così quest’anno, pensando al nuovo ciclo, abbiamo fatto un incontro propedeutico invitando le agenzie educative del territorio: genitori, insegnanti, catechisti, allenatori sportivi; anche il sindaco ha voluto essere presente. Da questo confronto sono nate non solo le tematiche ma anche una “fotografia” degli adolescenti del nostro territorio, documento che abbiamo consegnato ai relatori perché avessero un’idea di quale platea avrebbero avuto di fronte.
Pensando all’aspetto organizzativo che ci sembra abbastanza complesso, come avete affrontato l’aspetto economico?
Il primo anno ci siamo autofinanziati con i soliti espedienti: mercatini vari, richieste specifiche, e una mano ci è venuta anche dalla Provvidenza con introiti imprevisti. Per quest’anno, grazie ai profondi rapporti instaurati con le autorità civili, il comune ci è venuto incontro con un adeguato finanziamento vista la rilevante valenza sociale di questa iniziativa.
Mi è venuto tra le mani un cofanetto dvd: cos’è, Silvia?
Pensando che gli incontri avevano un forte valore educativo che poteva essere trasmesso ancora più al largo, ci è venuta l’idea di filmare tutti gli interventi e di raccoglierli in un cofanetto DVD cosicché chi fosse interessato abbia la possibilità di condividere questa esperienza.
Avete una casella mail: cosa serve?
L’abbiamo costituita per rispondere alle domande che in molti ci rivolgevano, ma anche per poter comunicare con i partecipanti all’iniziativa. Questo mezzo ci è servito per ricontattare personalmente ogni partecipante dell’anno scorso per informarlo sul progetto di quest’anno e la risposta è stata di piena adesione.
Una domanda a tutti e tre: come concludereste questa nostra conversazione?
Nel proverbio africano “Per educare un bambino ci vuole un villaggio” si racchiude il senso di ciò che ci impegna tutti i giorni, prendersi cura di un figlio nella sua unicità e meravigliosa potenzialità. Un compito che si può svolgere meglio se si lavora insieme, se si lavora per, se si lavora verso.
Prossimi appuntamenti: sabato 26 gennaio e sabato16 febbario 2019