La Corte Costituzionale ha ritenuto non ammissibile il quesito referendario che proponeva l’abolizione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente). La sentenza non è ancora depositata, quindi non la conosciamo nel dettaglio, ma già divampano le polemiche in nome del milione di firme (delle quali ritenute valide circa la metà) che avevano sostenuto l’azione referendaria.
Quale l’impressione a caldo?
Al di là delle diverse posizioni ideologiche, mi sembra che la Corte abbia “semplicemente” confermato l’opinione di molti giuristi autorevoli, che il quesito fosse scritto piuttosto male. Una vigorosa spallata a quel delicato equilibrio fra diritti della persona (alla vita, all’autonomia, alla libertà) che sono il “capolavoro” della nostra Costituzione e che non possono essere in alcun modo assolutizzati, in un senso e nell’altro.
Era apparso chiaro a molti che, essendo per sua natura abrogativo, il referendum se approvato avrebbe lasciato aperta una voragine (e non è questione di laici/cattolici). Quanti hanno firmato senza approfondire? continua a leggere su Città Nuova