QUATTORDICI ORE AL PRONTO SOCCORSO
Cronaca di quattordici ore vissute ad un pronto soccorso raccontate da due fratelli: ore passate non pensando alla propria situazione ma avendo uno sguardo sulle persone in attesa
Un pomeriggio ho accompagnato in ospedale mio fratello per un problema ad un ginocchio: era molto gonfio e dolorante; si pensava ad una trombosi. Otto ore di attesa in Pronto Soccorso, dal pomeriggio fino alle 3 di notte la prima volta e ancora 6 ore la mattina successiva.
È stato molto forte e bello questo tempo passato con mio fratello, non succedeva da tanto. A turno ci volevamo bene per l’ascoltarci con confidenze profonde, confronti, suggerimenti, condivisione di dolori e gioie.
Abbiamo parlato a lungo di tante cose importanti. E poi il bene concreto, lui col volermi pagare il caffè, la bibita, la colazione ed io andarla a prendere anche per lui. Dopo vario tempo seduto, vedevo che con la sua gamba e specialmente col ginocchio dolorante stava scomodo sulla sedia di ferro. Avevamo già chiesto un antidolorifico, così ad un certo punto ho cercato una carrozzina/poltrona più comoda dove poi ha potuto anche, a notte fonda, fare dei piccoli pisolini…
Vedevamo la gente arrivare dolorante, aspettare, pazientare ma anche spazientirsi. Qualche anziano un po’ demente, imprecare ad alta voce. Mamme con bambini di pochi mesi entrare e ben presto uscire verso la pediatria… Stranieri con a seguito bambini di pochi anni lì al pronto soccorso alle 2 di notte, perché il fratellino più piccolo stava male e chissà forse… non c’era nessuno con cui poter lasciare a casa gli altri. Così tutti in ospedale… faceva un po’ stringere il cuore vederli!
Una anziana di 92 anni, un po’ sorda, ha aspettato quasi 7 ore seduta, con una pazienza enorme che le sistemassero la pressione alta. 92 anni…ma stava ben seduta sulla sedia! Era con una giovane nipote molto amorevole. È stato parlare un po’ con loro e scambiarci parole gentili e di aiuto reciproco per sostenerci nella pazienza.
Mio fratello intanto salutava o condivideva i dolori di qualche suo cliente, incontrato nella sala d’attesa, specie una signora in trepidazione per il marito con un attacco di cuore che non vedeva da molte ore e nessuno le comunicava niente. Si è interessato dagli infermieri ed ha invitato anche la donna a chiedere notizie. Fu così che finalmente ebbe notizie e si rilassò un po’.
Una ragazza ucraina, giovane, Operatrice socio-sanitaria in una casa-famiglia, era in attesa di raggi con una ragazza disabile caduta a terra frontalmente con naso e labbra rotti e botta a ginocchio. Ci siamo parlate tanto, per ore e sostenute. Mi ha raccontato del suo lavoro nella comunità… Che buona e tranquilla era quella signora nonostante la botta ed escoriazioni sul viso! E che brava davvero quell’operatrice sanitaria, così giovane, ma con tanta sensibilità!
Ogni tanto arrivava una ambulanza con persone nuove: ragazzi per un incidente di macchina, anziani in barella, donne incinte…
Nel frattempo, uno degli amici dei ragazzi incidentati che sembrano rumeni, cerca una presa per il carica batterie del cellulare ma poi il suo non è adatto alla presa dell’ospedale. Mio fratello nota questa situazione, sa che io ho in borsa il caricabatterie e mi chiama per prestarglielo. Lo tiene finché ne ha bisogno e poi mi ringrazia. Lo prestiamo poi volentieri anche ad un altro straniero che ha visto il mio prestito precedente.
Quante storie di sofferenze ma anche di amore e professionalità in quelle ore al Pronto Soccorso!