Armi all’uranio impoverito, una verità negata
Londra annuncia l’invio in Ucraina di armi letali dai gravi effetti collaterali sulla salute umana. La denuncia di Gian Piero Scanu, già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, che invita l’Italia ad una decisa azione di dissuasione in sede Nato e Ue
Il governo britannico ha annunciato che invierà in Ucraina munizioni all’uranio impoverito, capaci cioè di perforare i tank russi.
La notizia, oltre a fornire un ulteriore conferma del progressivo innalzamento dello scontro bellico, tocca un tasto dolente nel nostro Paese dove sono state promosse ben 4 commissioni parlamentari di inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito. Un sottoprodotto dell’uranio, facilmente reperibile a basso costo come scarto delle centrali nucleari e utilizzato in diversi ambiti tra cui quello bellico.
L’ultima commissione parlamentare presieduta dal deputato del Pd, Giampiero Scanu, si è conclusa nel febbraio 2018 con una relazione finale che attestava la scoperta di «sconvolgenti criticità̀ nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari in Italia e nelle missioni all’estero, che hanno contribuito a seminare morti e malattie».
Scanu ribadisce tuttora in diversi interventi che «di uranio impoverito si muore. Lo dice la tragica realtà fattuale, registrata nel nostro Paese: circa 400 militari morti ed 8000 ammalati, in quasi tre lustri, senza considerare gli immensi danni all’ambiente».
Le risultanze dell’inchiesta hanno ricevuto forti critiche dai vertici delle forze armate e l’intera materia è oggetto di forte contenzioso grazie all’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito costituita in larghissima parte dai militari che sono stati esposti al contatto con l’uranio impoverito.
Il minerale, in sé, non sembra particolarmente pericoloso, secondo gli esperti, a meno che non prenda fuoco per disperdersi in micro particelle come avviene con l’utilizzo in campo bellico. leggi tutto