“Abbiamo bisogno di un voto che sia per costruire, non per distruggere”
Manca un mese al voto per le elezioni politiche. Le liste sono state presentate e la campagna elettorale è entrata nel vivo. Cosa ci si può attendere nelle prossime settimane, quali sono le questioni centrali per il futuro del Paese, cosa gli elettori possono fare per incidere sulle scelte. Il settimanale “La voce dei Berici” lo ha chiesto a p. Giuseppe Riggio, direttore della rivista dei gesuiti Aggiornamenti sociali.
Da AgenSir 1 Settembre 2022 Lauro Paoletto
Manca un mese al voto per le elezioni politiche. Le liste sono state presentate e la campagna elettorale è entrata nel vivo. Cosa ci si può attendere nelle prossime settimane, quali sono le questioni centrali per il futuro del Paese, cosa gli elettori possono fare per incidere sulle scelte. Lo abbiamo chiesto a p. Giuseppe Riggio, direttore della rivista dei gesuiti Aggiornamenti sociali.
Quella attuale è la peggiore legge elettorale che fino ad ora abbiamo avuto. Se sommiamo gli effetti della riduzione dei parlamentari alle dinamiche della legge elettorale che esito possiamo immaginare per il sistema nel suo complesso?
Il ricorso per una seconda volta alla stessa legge elettorale, di cui si conoscono quindi i meccanismi per l’esperienza passata, e i risultati dei sondaggi di questi giorni hanno guidato i partiti nella composizione delle liste elettorali. In base alle previsioni non sono molti i collegi il cui esito è aperto. Nella maggior parte dei casi, si anticipa già quale sarà l’andamento del voto e per questo si parla di “collegi sicuri” per l’una o l’altra forza politica. Questo genera una specie di svuotamento del valore del voto dei cittadini che non è positivo e che non corrisponde alla realtà, perché non è tutto prevedibile e controllabile. Che impatto potrebbe avere ad esempio un aumento o un calo significativo dell’astensionismo? Vi è un altro elemento di incertezza: la riduzione del numero dei parlamentari, oltre a condizionare le scelte dei partiti sulle candidature, potrebbe portare delle sorprese per l’ampliamento dei collegi elettorali.
E il programma dei diversi partiti peserà invece sulla scelta degli elettori?
Questo dipende da due fattori. Innanzitutto, se noi elettori dedichiamo un po’ di tempo per conoscere meglio i programmi presentanti, anche solo quelli dei partiti che sentiamo più affini alle nostre idee, per capire – al di là delle singole proposte – qual è la visione complessiva che hanno per il futuro dell’Italia. Qui entra in gioco l’informazione – ed è il secondo fattore – e la sua capacità di mettere a disposizione materiali per l’approfondimento e il confronto. I programmi, se conosciuti e se valutati guardando al “sogno” che esprimono per il Paese, possono fare una differenza.
[…] Lei cosa si augura per il 25 settembre?
Mi auguro che possiamo arrivare al voto avendo affrontato quanto più possibile i temi veri per il futuro del Paese in un clima di rispetto, con un dibattito serio, sereno, approfondito, non urlato. Ne abbiamo veramente bisogno, così da poter esprimere un voto frutto di una scelta consapevole, in cui ognuno attingerà alla propria coscienza.
Abbiamo, infatti, bisogno di un voto che sia per costruire non per distruggere.
Se la protesta legittima, incanalata alle volte anche nel voto, non è accompagnata da una proposta, porta solo a un aumento della frustrazione e a uno sfilacciamento ulteriore del tessuto sociale e questo non aiuta nessuno.