Corte penale internazionale. Il giurista Masera: “Momento difficile, si rischia assuefazione all’autoritarismo”

“E’ un momento difficile per la Corte penale internazionale (Cpi) costretta a difendersi dagli attacchi che provengono da Paesi come gli Stati Uniti che non hanno sottoscritto lo statuto di Roma, come era già successo durante la prima presidenza Trump”. Ne abbiamo parlato con Luca Masera, ordinario di diritto penale all’Università di Brescia. Secondo il giurista il rischio che il contenzioso possa allargarsi anche all’Europa è concreto.

Da AgenSir – Patrizia Caiffa

La Corte penale internazionale (Cpi) che ha sede all’Aja ha lanciato su X un appello ai suoi 125 Stati membri, “la società civile e tutte le nazioni del mondo a unirsi per la giustizia internazionale”, deplorando “la decisione dell’amministrazione statunitense di imporre sanzioni al procuratore capo Karim Khan. La Corte si impegna a continuare a svolgere il suo mandato nell’interesse di milioni di vittime innocenti di atrocità”. Istituita nel 1998 tramite lo Statuto di Roma, la Corte penale internazionale sta cercando di difendere disperatamente il suo operato e il tentativo di delegittimazione in corso. La scelta di Trump di sanzionare i vertici della Cpi riguarda gli ordini di arresto internazionali contro il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, tutti accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. Il presidente Usa accusa la Cpi di “azioni illegittime e infondate” contro gli Stati Uniti e il suo alleato Israele. Inoltre, la Corte ha da poco aperto un fascicolo per chiarire la posizione italiana riguardo l’arresto e il successivo rilascio del generale libico Almasri accusato di torture e crimini contro l’umanità e sulla quale è partita l’indagine del Tribunale dei ministri per ricostruire l’accaduto. Abbiamo chiesto un parere al giurista Luca Masera, ordinario di diritto penale all’Università di Brescia.