Genova e i fari della pace per un mondo in guerra
Con i portuali di Genova che rifiutano di caricare armi destinate in Arabia saudita. Sostegno pubblico dall’arcivescovo Tasca al vescovo di Savona, Marino, dalla pastorale sociale nazionale ad una vasta rete di associazioni e movimenti. Istanza per il rispetto della legge 185/90 consegnata all’autorità portuale. Prima tappa di un percorso che intende allargarsi ad altri porti in Italia e in Europa
È partita da Genova, sabato 2 aprile 2022, l’iniziativa “fari della pace”. Centinaia di cittadini si sono ritrovati nella centrale piazza San Lorenzo – che ancora porta dentro la cattedrale la ferita dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, conservando un proiettile lanciato da un nave inglese che rimase inesploso dentro il duomo – per affermare cose che sembrano semplici ma, allo stesso tempo, in momenti di conflitti estesi come quello che stiamo vivendo, appaiono sempre più rivoluzionarie e non scontate: ripudio della guerra, appoggio ai lavoratori che fanno scelte concrete in questo senso, richiesta alla politica di vigilare perché la legge venga rispettata.
L’iniziativa trova in Genova il suo lancio, ma vuole allagarsi ai porti italiani ed europei che vedono serpeggiare il commercio illegale di armi, molto spesso all’oscuro dei cittadini. E che, come la “Lanterna”, simbolo della città, vuole illuminare, in nome della pace, i tanti fari del nostro Paese, per dire senza ipocrisia che la guerra inizia – molto prima dello sgancio delle bombe sui cittadini innocenti – attraverso le scelte di politica industriale e finanziaria. continua a leggere su Città Nuova on line