La Cei invoca il dialogo per favorire l’accoglienza dei migranti
Immigrazione, disuguaglianze sociali, urgenza educativa. Sono solo alcuni dei temi al centro del comunicato finale del Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana che si è svolto a Roma dal 25 al 27 settembre. I vescovi auspicano una Chiesa capace di uno sguardo teologale sulla realtà, ricco di speranza. Al centro dei lavori anche il cammino sinodale
Da Vatican News – Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un invito al mondo della politica e del lavoro a favorire in tema di immigrazione un dialogo che possa facilitare l’avvio di percorsi di accoglienza, protezione, promozione e integrazione. Lo rivolgono i vescovi italiani nel comunicato finale della sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente che si è svolto a Roma dal 25 al 27 settembre.
Accogliere non per riempire vuoti
“A partire dagli spunti offerti dal Cardinale Presidente nella sua Introduzione e in sintonia con quanto riaffermato da Papa Francesco in occasione dei Rencontres Méditerranéennes di Marsiglia”, il Consiglio Permanente Cei mette in guardia dalla tentazione di legare il fenomeno migratorio alla questione demografica: “Si tratta di accogliere perché persone umane e non per riempire dei vuoti”. “È necessaria – si legge – una progettazione lungimirante che affronti il fenomeno in modo strutturale”. Facendo eco alle parole del Papa a Marsiglia, i vescovi affermano che nella riflessione sul Mediterraneo la questione migratoria e il tema della pace si intersecano. Il monito è a lavorare secondo i verbi indicati da Francesco: accogliere, promuovere, integrare, vigilando sui provvedimenti e sulla loro attuazione, perché sia sempre rispettata la dignità di ogni persona”.
Baturi: provvedimenti siano rispettosi della dignità umana
Un concetto ribadito anche dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi secondo il quale soluzioni “solo di contenimento o di respingimento non fanno giustizia al fenomeno migratorio e alla dignità umana”. “È necessario – ha detto – che tutti i provvedimenti siano rispettosi della dignità dell’uomo e che quindi non si protraggano detenzioni oltre la misura strettamente necessaria”. Secondo Baturi “non si può ridurre le gestione di questo fenomeno soltanto a una misura di contenimento di tipo detentivo o in vista di un’azione semplicemente di rimpatrio. È un problema globale”. leggi tutto