La sfida di costruire la pace in tempo di guerra
Le domande aperte di stringente attualità al centro in un incontro pubblico promosso a Roma il 3 maggio nel terzo Municipio. Le grandi questioni che interpellano la nostra coscienza davanti al rischio di escalation bellica dal centro dell’Europa al Medio Oriente
Fonte Città Nuova
Anche la persona cosiddetta comune, quella che sembra distratta o semplicemente indifferente al fluire di informazioni al tempo dei social, quella che segue forse qualche tg ma non legge ormai alcun giornale stampato, avverte un senso di spaesamento davanti alle notizie sulle guerre che non sono più così lontane.
Convive da oltre 2 anni, dal 24 febbraio 2022, con le notizie sul fronte ucraino che richiede continue forniture di armi sempre più devastanti da Oriente come da Occidente. Rischia l’assuefazione davanti alle decine di migliaia di vittime palestinesi che continuano ad essere mietute nella Striscia di Gaza come risposta all’eccidio di oltre mille cittadini israeliani, non solo ebrei, perpetrato il 7 ottobre 2023 da Hamas, organizzazione politico militare del fondamentalismo islamista.
Anche se si fa finta di niente e prevale più che la volontà di pace quella di essere lasciati in pace, magari pensando alle ferie estive ormai vicine, non si può sottacere il timore latente di un qualsiasi casus belli in grado di scatenare un’escalation destinata a coinvolgerci da vicino, con i media principali pronti a dare ragioni della necessità di intervenire.
Bisognerebbe intervenire per fermare la strage in corso a Gaza, ma sembra che tale urgenza l’avverta solo il papa oltre ai pochi studenti che contestano la collaborazione delle loro università con le industrie militari che sostengono le forze armate di Tel Aviv. continua a leggere