Migranti, Italia, Chiesa: serve una solidarietà contro corrente
A che punto siamo sul fronte migratorio? Quali i numeri degli arrivi e delle presenze straniere in Italia? E l’accoglienza – con il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica – come sta procedendo? In un editoriale sul nuovo numero della rivista Popoli e Missione, il professor Ambrosini consegna chiavi di lettura “controcorrente” rispetto alle narrazioni che vanno per la maggiore
Da AgenSir – Maurizio Ambrosini
Per parlare d’immigrazione con cognizione di causa, bisogna anzitutto spezzare la spessa coltre delle false informazioni e della propaganda allarmistica. Serve un’operazione-verità: non è in corso nessuna invasione.
Molti non sanno per esempio che, nonostante l’aumento degli sbarchi dall’Africa, nel complesso l’immigrazione in Italia è stabile da una dozzina d’anni, intorno ai sei milioni di persone, irregolari compresi. Per di più è in maggioranza femminile, per quasi la metà europea, per tre quinti proveniente da Paesi di tradizione culturale cristiana. Gli africani sono circa il 20%, ma vengono prevalentemente dal Nord-Africa. 2,4 milioni d’immigrati lavorano regolarmente, e anzi lo stesso governo ora dice che non bastano. Rifugiati e richiedenti asilo sono 400mila o poco più, meno del 10% del totale.
Non siamo il campo profughi d’Europa:
nel 2022 su 965mila richieste d’asilo presentate nell’Unione europea, l’Italia ne ha registrate 77mila, contro oltre 200mila in Germania e più di 100mila in Francia e Spagna.
Le rappresentazioni distorte si traducono poi in almeno tre diversi trattamenti politici dei nuovi arrivati. Il primo approccio riguarda i profughi ucraini, a due anni dall’invasione russa. L’Italia, con il governo Draghi, ne ha accolti circa 170mila, senza porre limitazioni numeriche, né vincoli relativi alla loro circolazione, all’accesso al mercato del lavoro, alla fruizione dei vari servizi sanitari, sociali ed educativi. Roma ha applicato una direttiva dell’Ue, ma è rimarchevole il fatto che l’accoglienza non ha suscitato polemiche politiche, né resistenze sociali. Con l’attuale governo è proseguita, senza scosse e senza ripensamenti. Sarebbe difficile sostenere che i profughi ucraini non pesino sul sistema di welfare, eppure – fortunatamente – nessuno ha eccepito.
Il secondo caso scaturisce direttamente dalle disposizioni governative emanate nel 2023. leggi tutto