Riccardi: «Hanno riabilitato la guerra, ma c’è un popolo che reclama la pace»
A Parigi per tre giorni a confronto esponenti religiosi e i rappresentanti del mondo della cultura e della politica. Parla il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che promuove l’incontro
Da AVVENIRE
«Oggi la guerra ha riacquisito una dignità che finora non aveva». Andrea Riccardi la chiama «riabilitazione della guerra». E la imputa a un «cambio di mentalità» che ha fra le sue cause anche l’amnesia del passato. Lo racconta anzitutto da storico. «Sono scomparsi i testimoni degli orrori dei grandi conflitti mondiali: da quanti hanno vissuto la Shoah alle donne e agli uomini, siano essi gente comune o con responsabilità istituzionali, che avevano sperimentato sulla propria pelle la guerra e ne conoscevano il male e la durezza», spiega l’ex ministro. Si respira un clima bellicistico che contagia anche l’Europa. «Sicuramente lo constatiamo nei suoi vertici e ciò dimostra l’incapacità di avere visioni politiche che si traduce in fragilità e subalternità», aggiunge il fondatore della Comunità di Sant’Egidio. C’è amarezza nelle parole di Riccardi. E preoccupazione. Ma non rassegnazione. Perché, avverte, «esiste un popolo della pace che non è soltanto quello delle manifestazioni, ma è il popolo di ogni giorno. Siamo noi. Gente che dice “no” alla guerra e che prega per la concordia della famiglia umana».
Un popolo che Sant’Egidio torna a radunare anche quest’anno. Stavolta a Parigi. Sempre nello spirito di Assisi, ossia alla scuola di Giovanni Paolo II che nel 1986 aveva chiamato nella città di san Francesco i capi religiosi e li aveva “uniti” in un’invocazione al mondo diventata grido di pace. “Immaginare la pace” è il tema dell’incontro internazionale promosso con l’arcidiocesi di Parigi che si apre domenica pomeriggio nella capitale francese e che si conclude martedì davanti al cantiere di Notre-Dame: quasi un’anticipazione dell’8 dicembre quando è in programma la riapertura della Cattedrale che sta rinascendo dalle ceneri dell’incendio del 2019.
[…]Eppure, se guardiamo alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, chi chiede la pace viene accusato di essere putiniano o antisraeliano.
La nostra intelligenza, come la nostra fede, cerca risposte di pace anche quando non si scorgono prospettive. Si tratta di una ricchezza, non di un pericolo. Però tali posizioni vengono spesso irrise. È un grave errore. Tuttavia la storia ci dice che le cose cambiano. Chi parlava di pace per l’Iraq o l’Afghanistan è stato prima scomunicato e poi ha visto gli altri convergere sulla sua visione. Comunque credo che occorra far presto. Vale per la tragedia che si consuma in Ucraina; vale per la drammatica situazione a Gaza; vale per gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Non è più ammesso tergiversare. leggi tutto