Suicidio assistito. Boscia (Amci): “Il medico è per la vita, no a far passare il disumano per pietà”
Ai medici “non può essere assegnato il compito di provocare la morte”. Sì al diritto ad una morte degna, ma agire medico e uccisione sono incompatibili. È invece urgente garantire cure palliative a tutti.
Da Vatican News 19 Gennaio 2022 Giovanna Pasqualin Traversa
La “assoluta incompatibilità tra l’agire medico e l’uccidere”. A ribadirla è oggi l’Amci – Associazione medici cattolici italiani, in un manifesto a firma del presidente nazionale Filippo Maria Boscia. “Tra le tante problematiche del fine vita, emergono quelle riguardanti la rinuncia/rifiuto alle cure, il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia: questioni controverse e complessi capitoli che riguardano ineludibili aspetti esistenziali di ciascuna persona”, si legge nel documento che prende atto del diffondersi di una “cultura eutanasica, nobilitata al contempo da libertà e pietà” all’interno della quale alcuni iniziano a distinguere tra “vita” e “non vita”, tra “degna” e “non degna”, tra il “morire con dignità” e il “morire senza dignità”, etichettando così “con soggettivi e arbitrari giudizi molte condizioni di vita fragile”.
La richiesta di suicidio assistito o di eutanasia “nasce sovente dal rifiuto di continuare a vivere in condizioni di precarietà e grave sofferenza”, spiega Boscia mettendo tuttavia in guardia dall’ “accettare con facilità il disumano per pietà, il disumano ragionevole per compassione”. È giusto “riconoscere libertà e autodeterminazione a tutte le persone, ma questo riconoscimento non dovrà e non potrà confliggere con la libertà, la deontologia e soprattutto con la coscienza del medico”. continua a leggere