AL TAYYEB: “FRATELLI TUTTI, ENCICLICA IMPORTANTE ANCHE PER I MUSULMANI”
Il Grande Imam di Al Azhar parla con i media vaticani del suo rapporto con Francesco: “Fin dal primo minuto del nostro incontro ho avuto conferma che lui è uomo di pace e di umanità. L’enciclica è un appello a creare una vera fratellanza dove non ci sia spazio per la discriminazione sulla base delle differenze di religione, di razza, di genere o per altre forme di intolleranza”
ANDREA TORNIELLI – Vatican News
“Ciascuno di noi ha scoperto una grande sintonia spirituale e di pensiero nei confronti delle crisi che affliggono l’uomo contemporaneo…”. Ahmad Muhammad al Ṭayyeb, Grande Imam di Al Azhar, nei giorni della sua presenza a Roma per partecipare ad alcuni importanti eventi accanto a Papa Francesco e ad altri leader religiosi, ha fatto visita agli studi di Radio Vaticana – Vatican News e ha risposto ad alcune domande sul suo rapporto con il Pontefice, a un anno dalla pubblicazione dell’enciclica Fratelli tutti.
Innanzitutto può raccontarci come è nata e si è sviluppata l’amicizia con Papa Francesco? Che cosa significa per Lei questa amicizia?
Le origini si possono ritrovare all’inizio del rapporto dell’islam con il cristianesimo, quando il profeta Maometto inviò in Abissinia, dove regnava il re cristiano Negus, i suoi compagni e seguaci oppressi e poveri che avevano subito crudeli torture da parte dei pagani alla Mecca. Questo re accolse i musulmani, garantendo loro rifugio e protezione, ed essi ritornarono nella penisola araba solo dopo che la società musulmana aveva acquisito forza. Così fu difficile, se non impossibile, che essi subissero torture o abbandonassero la loro religione. Questo rapporto fra il cristianesimo e l’islam è continuato per dieci secoli, con alti e bassi, ma anche nei momenti più bui, come le guerre e i conflitti armati, c’è stato dialogo. La filosofia medievale è ricca di questo patrimonio. Nell’epoca attuale è stata istituita ad Al Azhar una commissione per il dialogo con la Santa Sede, che ha continuato a riunirsi un anno qui in Vaticano e poi l’anno successivo ad Al Azhar. […]
Perché ha voluto impegnarsi personalmente in questo percorso senza precedenti?
Grazie alla mia formazione ad Al Azhar e anche grazie all’essere cresciuto nella città turistica di Luxor, fin dall’infanzia ho preso coscienza attraverso reperti archeologici dei faraoni che la religione si mescola con la scienza e la civiltà in un modo sorprendente. Così sono cresciuto con la convinzione, che fino ad oggi scorre nelle mie vene, dell’estrema importanza della religione nel costruire le civiltà e lo sviluppo materiale e spirituale. E anche del ruolo della religione nel custodire queste conquiste di civiltà, perché esse non siano deviate e diventino così un male per l’uomo, e non solo per l’uomo ma anche per gli animali, le piante e anche le pietre. […]
Qual è il contributo dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” che lei ritiene più significativo? È un messaggio che interessa anche i musulmani?
Questa enciclica è sicuramente di un’enorme importanza, specialmente in questo tempo, sia per i musulmani che per i non musulmani. Posso dire che questa enciclica si inserisce nella cornice dei nostri incontri ed è ispirata da essi. Il Papa stesso ne fa cenno, credo nella prefazione. L’enciclica va nella stessa direzione, quella del dialogo e della convivenza fra gli uomini: è, in sintesi, un appello ad applicare i principi morali delle religioni per creare una vera fratellanza dove non c’è spazio per la discriminazione sulla base delle differenze di religione, di confessione, di razza, di genere, o per altre forme di intolleranza. L’enciclica è utile per i musulmani e nello stesso momento per gli altri, perché dice che siamo tutti fratelli. […]
Che cosa possono fare concretamente le religioni per diffondere pace, rispetto, comprensione reciproca, e combattere il fondamentalismo che bestemmia il nome di Dio attraverso l’odio e il terrorismo?
Le religioni si basano sul principio della conoscenza reciproca, della comprensione e della collaborazione fra gli uomini, e di evitare l’odio, i conflitti e le guerre quando è possibile. Nel sacro Corano c’è una esortazione vincolante, non solo per i musulmani ma per tutti, perché il versetto inizia con “O uomini”: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda”. Lo scopo della creazione e la diversità che è in essa, è dunque quello di conoscersi a vicenda. Questa esortazione è uno dei punti comuni fra tutte le religioni monoteiste. […]
Nella Dichiarazione di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana si parla della promozione dell’uguaglianza tra uomo e donna e della dignità della donna. Ci sono segnali preoccupanti che mostrano il risorgere di un fondamentalismo che non rispetta questa dignità. Come si può combattere?
Voglio chiarire innanzitutto che quanto dichiarato dal Documento sulla Fratellanza umana è quanto stabilito dall’islam per quanto riguardo il rispetto per la donna e il pieno rispetto di suoi diritti. Affermo inoltre che nessuno può privare la donna di uno solo dei suoi diritti, che sono stati stabiliti dal profeta dell’islam Maometto, e che si ritrovano in una sua frase chiara e sintetica: “Le donne sono uguali agli uomini” . Nessuno può fare questo quando noi musulmani, da Marrakesh a Giacarta, sappiamo e anzi sanno i nostri figli nelle scuole, che le donne andavano a pregare con il profeta nella sua moschea, vedevano il profeta e lui le vedeva, e si scambiavano con lui domande sulla fede e sul mondo. Aisha, la moglie del profeta, la madre dei fedeli, ha partecipato all’insegnamento e alla politica: correggeva quello che le sembrava errato nella comprensione di alcune leggi della sharia da parte di alcuni sahàba, compagni del profeta. Questi sono fatti documentati, che abbiamo imparato e stiamo insegnando ai nostri studenti ad Al Azhar. […]
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