DALLA MARIAPOLI PIERO – KENIA
“Qualunque cosa avete fatto al più piccolo… l’avete fatta a me”. Da questa frase di Gesù inizia la storia di Charity a favore delle persone più disagate, non solo con interventi immediati, ma anche in una prospettiva futura per aiutare le persone ad uscire dalla loro situazione di povertà.
Maurizio Passarini, focolarino originario di Verona, dal 2018 si trova Kenia presso la Mariapoli Piero. Giorni fa ci ha scritto:
Ho incontrato per la prima volta Charity tre anni fa: avevo bisogno di comprare delle buone tende, le più economiche possibile e lei si è offerta di venire con me nelle affollate vie di Nairobi. Ma è stato solo alcuni mesi fa che ho avuto l’opportunità di conoscerla meglio, soprattutto facendo insieme qualcosa per persone bisognose. Avevo ricevuto da amici italiani, come segno di affetto e amicizia, un contributo economico “per la mia missione” in Kenya. Il pensiero è stato immediato: usare questi soldi per i più poveri. Ho pensato a Charity e al suo impegno silenzioso e gratuito verso tanti disagiati. Lascio a lei raccontare alcuni di sprazzi di una vita vissuta in donazione.
“Con mio marito Raphael, sin dopo il nostro matrimonio del 1980, abbiamo gestito un piccolo negozio di alimentari e altre cose. Questo mi ha dato l’opportunità di interagire con molte persone. Molti venivano ad acquistare, altri invece volevano cibo ma … spesso senza i soldi per pagare. Mi sono resa conto di come molte persone vivevano in grande necessità e ho quindi avvertito come una chiamata a fare qualcosa per loro. Questa situazione mi ha dato la possibilità di capire meglio la gente che vive attorno a me.
Nel 1984 c’è stata una grande carestia nel nostro Paese. La piantagioni di caffè hanno cessato di lavorare e molte persone, trasferitesi in precedenza da villaggi lontani con tutta la famiglia per lavorare nelle piantagioni, ora non sapevano più dove andare e a chi rivolgersi. Sono iniziate le baraccopli.
Molti venivano da me anche per condividere problemi familiari, spesso dovuti alla mancanza di qualsiasi entrata. Ho avuto l’opportunità di interagire con molti come counselor,[1]ascoltando problemi e conflitti familiari e sociali. Per alcuni si trattava di una vera e propria discriminazione sociale, per altri invece l’abbandono dalla propria famiglia.
L’incontro col Movimento dei Focolari
Nel 1986 ho conosciuto il Movimento dei Focolari. Nella parola di vita di quel mese, Gesù dice: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo …, l’avete fatto a me”. E’ Dio stesso che riceve nei miei fratelli e sorelle. Questa cosa mi ha aiutato moltissimo. Ho visto lavoratori in situazioni penose, con depressione e in condizioni miserevoli; ho visto padri e madri morire …
Da allora chiunque viene a casa nostra io e mio marito ci disponiamo ad accoglierlo con tutto il cuore, coinvolgendo anche i nostri figli. In questi anni ho avvertito crescere in me l’amore e il rispetto per ogni persona della comunità che vive nel mio territorio.
Ho scritto una lettera a Chiara Lubich chiedendole cosa mi suggeriva in tale situazione. La sua risposta: “Ama i tuoi fratelli! La Carità (Charity è il mio nome) è l’amore degli amori, la fraternità universale. Conserva questo come un dono”.
Anche se la gente non sa a quale religione o denominazione cristiana appartengo, per me sono tutti fratelli e sorelle, li visito e prego con loro. Spesso si sente per strada: avete visto Charity? Mi sono resa conto di essere come un ponte per tante persone.
Iniziative scaturite dal vivere “l’Amore scambievole”
Ho avviato un programma nutrizionale con l’aiuto della parrocchia e di altri. Interagendo con adolescenti e giovani, ho potuto avvicinare anche i genitori. Mi hanno aperto le porte di casa e, non di rado, ho visto molti di loro morire. Questo mi faceva arrabbiare: come è possibile veder morire per mancanza di medicine o di cibo? Gesù ripete: “..l’avete fatto a me”.
Come assistente sociale e impegnata nella vita politica del territorio, e come persona tra le più anziane della comunità, interagisco con l’amministrazione locale e con le forze di sicurezza. Regolarmente aggiorno il sindaco, certa che non sto lavorando da sola ma in team, coinvolgendo il più possibile la comunità cristiana. Cerco di ascoltare attentamente ogni persona e favorire una condivisione di bisogni e speranze. Lavoriamo e camminiamo insieme, con particolare attenzione a coloro che sono stati abbandonati dalle famiglie.
Mio marito è contento e mi permette di andare avanti in questo impegno e così anche i figli. Più volte mi hanno detto: “Anch’io voglio seguirti”, anche se non appartengono alla Chiesa cattolica come me e mio marito. Nella nostra famiglia le differenze di appartenenza ecclesiale le viviamo come una ricchezza. La vita concreta ci mette tutti alla scuola della Parola vissuta. In questo ho ricevuto molto sostegno dal Movimento dei Focolari.
Sono vari i gruppi e le persone che cercano di venire in queste baraccopoli, ma non tutti riescono ad avvicinare questi bisognosi, poiché è richiesta anzitutto disponibilità e ascolto gratuito senza limiti di tempo. A motivo della pandemia da covid-19 molti stanno dentro le proprie abitazioni. Hanno bisogno di supporto psicologico: la madre, e a volte anche entrambi i genitori, e soprattutto le ragazze adolescenti. Per aiutare veramente occorrono persone profondamente motivate a stare e ascoltare attentamente: conflitti familiari, molti bambini nati durante la pandemia, tanti bambini bisognosi di cure affettuose, etc.
Le sfide in questo periodo:
-mancanza di cibo, uno dei bisogni primari se il padre non lavora;
-mancanza di supporto medico e di medicine, specialmente per coloro che hanno patologie serie quali cancro, diabete, artriti, etc;
-mancanza di pannolini (molto costosi); in questo momento un membro del parlamento locale ci sta aiutando per questo;
-affitto casa: molti non riescono a pagare e rischiano di perdere la stanza che abitano (2,000/2,500 kes al mese = 20 euro). Cerco di interagire con i proprietari o con qualcuno che può pagare per loro;
-anziani, che spesso custodiscono e si curano dei nipoti;
–ragazze adolescenti e giovani, con cure e problemi fisici e psicologici da affrontare e altre i cui genitori hanno problemi mentali;
-mancanza di lavoro: molti lavoravano nei vari servizi di trasporto, ora con la pandemia molti giovani non lavorano o solo saltuariamente e spesso non sanno dove andare.
A volte mi capita di vedere queste persone dormire per sopportare la mancanza di cibo. Questa è la comunità in cui vivo. In tutte queste situazioni sento che Dio è con noi, Lui è con queste persone. Ogni tanto qualcuno mi chiede come faccio a trovare cibo e aiuti per tanti. Ma mi conoscono e hanno fiducia in me. Questa è la mia vera nuova famiglia, non sono per loro una estranea.
Tra i bisogni prioritari:
–cibo: una famiglia per 3 settimane (kes 3,500 = 30 euro) farina di mais, fagioli, riso, un tipo di fagiolini locali, zucchero, olio, sapone;
–medicine
–affitto casa
-mancanza di lavoro (vogliamo iniziare una vendita di verdura e frutta con una piccola bancarella)
-tasse scolastiche (un Term nella Day Secondary School costa kes 5,000: abbiamo iniziato a sostenere 4 studenti orfani e abbandonati dai genitori)
–ragazze, hanno bisogno di relazioni e ascolto in particolare in questo tempo di pandemia
–discriminazione sociale
–debiti a causa di malattie
-mancanza di cibo per bambini e ragazzi orfani
Per migliorare la situazione:
-1° passo, visitare queste persone e capire quale la condizione in cui si trovano e farsi uno con loro;
-poi, aggiornare continuamente il sindaco su che cosa stiamo facendo (faccio un report quotidiano) e chiedere supporto per alcune necessità, ad esempio l’autorizzazione per scrivere un certificato di morte o altri permessi
-teniamo un registro mensile delle attività
-traendo ispirazione dall’EdC: table banking (attività che riguarda risparmio e prestiti: tutti mettono i loro soldi sul tavolo, qualsiasi sia la somma, poi ciascuno dice quanto ha bisogno di quello che c’è sul tavolo; a fine anno se ci sono profitti vengono condivisi in base a quanto uno ha dato): abbiamo sei gruppi che stanno facendo table banking
-attività che generano entrate (es. pulizia della città in accordo con l’amministrazione locale)
Operiamo attraverso diversi gruppi costituiti negli anni:
-una NGO “Women in action and strenght empowerment”
–Young Mothers Juja
–Young Mothers View Millimaini
-Agape Women Group
-Gifted Hands Women Group
-Kimacu Eteri Group (old mothers growing together)
-Blessed Sisters Group Seven
La nostra missione:
-formare persone che si prendono cura di queste famiglie: es., far partire un piccolo business in modo che loro possano sostenere la loro famiglia (non dare il pesce, ma insegnare a pescare)
-trovare un counselor ben preparato per questo servizio e ad un costo ragionevole
-ci diamo cinque anni di tempo per vedere cosa Dio vuole da noi in questa avventura”
(intervista originale raccolta da Maurizio Passarini <mauripa1@gmail.com>)
[1] personale specializzato, finalizzato a orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità di persone momentaneamente in difficoltà.