GRAZIE A QUELLA BOTTIGLIETTA D’ACQUA
Vado a trovare un familiare molto caro che non vedo da tempo e visto che abita qualche centinaio di kilometri decido di viaggiare in treno.
Non avendo familiarità con questo mezzo, incarico mio figlio che con internet mi procura biglietto e dettagli del tragitto. Il tutto organizzato alla perfezione, con ampi margini di tempo per ogni cambio di treno, mi dà tranquillità.
Parto e al primo cambio il treno previsto non c’è più: è stato cancellato. Decido allora di prendere il successivo che però parte con quasi due ore di ritardo. Non ho alternative. Salgo sulla carrozza e accanto a me si siede una ragazza dall’aspetto sud americano con la quale inizio un dialogo per sdrammatizzare l’attesa. Apprendo che è peruviana, che è in Italia da qualche anno e che fa la badante. Mentre mangiamo un panino, la ragazza si accorge che ha finito l’acqua. Le offro subito la mia bottiglietta, anche se era l’unica che avevo.
Trafficando con il cellulare la ragazza si informa dell’orario del treno e purtroppo constata che la mia coincidenza sarebbe partita dopo 5 ore dal mio arrivo. Tutta dispiaciuta si alza e va dal capotreno per avere conferma se avessi avuto diritto al rimborso. Il capotreno le dà tutte le informazioni per la procedura.
Nella stazione di Milano saluto e ringrazio la ragazza e mi dirigo allo sportello per il rimborso. L’impiegata non ne vuole sapere di rimborsarmi perché “se ha perso il treno è colpa sua” mi dice. Forte delle dettagliate informazioni della ragazza peruviana insisto con fermezza e gentilezza nella mia richiesta. L’impiegata chiede allora maggiori informazioni e alla fine mi convalida il biglietto per il treno successivo. Grazie a quella bottiglietta ho recuperato 80 euro.