MAMMA, VAI COSI’ PRESTO STASERA?
Terzo turno di notte in sei giorni. Fuori sirene e sgommate di ambulanze che sfrecciano in una città fantasma. Nel frattempo vagano sui social notizie false, su YouTube si spacciano come efficaci cure non dimostrate e altri si aggrappano a teorie complottiste..
Ma qui, ogni giorno che passa sono sempre di più i miei colleghi in carne ed ossa che, lottando per i pazienti, forse si ammaleranno a loro volta…ma tengono duro.
In reparto cerco di fare del mio meglio per supportare gli altri medici, il personale con cui collaboro. Sto vicino ai pazienti che seguo e intanto provo ad allontanare dalla mente, magari solo per un attimo, lo schiaffo delle cifre su Verona in rapidissimo aumento…
Finirà? Sì, ma non presto.
Poco fa i miei tre bimbi mi hanno salutato mentre uscivo di corsa: “Mamma, vai così presto stasera? Ok mamma, ci vediamo domani” e “Mi raccomando, mamma, mettiti i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale)!” Già: quest’ultimo è proprio mio figlio, ha dieci anni e una sensibilità fuori dal comune. In effetti ormai si sono abituati e, come loro, i figli di tanti miei colleghi e colleghe che lavorano negli ospedali. Sanno perfettamente cos’è e cosa comporta il Sars-cov-2, come si fa il tampone, quanti casi ci sono nell’ospedale dove lavorano mamma o papà…
So che tutti questi bimbi coraggiosi, ogni volta che ci salutano, dentro di loro si chiedono anche: “Ma la mamma, il papà torneranno? Si ammaleranno?”
Ma questi sono ragazzi e bambini forti: aiutano anche noi ad avere fiducia nel domani, fiducia anche nell’improbabile. Nel loro sguardo c’è fede pura in ogni possibile. E io, dietro la mascherina, sorrido e rivolgo a Dio una preghiera più vera.