NONNISMO: PENSARE POSITIVO ANZICHE’ RIBELLARSI

Voler bene a chi ti fa del male potrebbe sembrare illogico, invece è la carta vincente per recuperare rapporti difficili

Da cinque anni sono infermiera in un reparto di un ospedale pubblico e fin dall’inizio, sebbene sapessi cavarmela nel mio lavoro, sono stata oggetto di nonnismo da parte dei colleghi più anziani. Quando sapevo di essere in turno con loro mi si scatenava una potente cefalea con paura, ansia, disordini gastrointestinali. Tornavo a casa distrutta e il mio sfinimento si protraeva per alcuni giorni.

Mi veniva da ribellarmi, da mandarli tutti a quel paese, ma invano poiché il gruppo che avevo contro era ben coeso e inscalfibile nonostante avessi da parte mia la coordinatrice (anche lei vittima del gruppo) e gli altri colleghi.

Ogni giorno mi arrivava il passaparola (frase compiuta tolta dal Vangelo) che invece di parlare di “fargliela vedere” mi diceva di amare, di ricominciare, di portare la pace, di vedere nuove le persone.

Così ho provato un po’ alla volta a pensare positivo nei loro confronti e intraprendere azioni che andavano nel senso opposto. Se avessi ricevuto uno sgarbo avrei tentato di non reagire e continuare con atti di gentilezza nei loro confronti. Questo atteggiamento è proseguito per un po’ di tempo.

Poi è successo che, per una scorrettezza, hanno ritirato la patente al mio collega più duro e irrispettoso. Non aveva più la possibilità di venire al lavoro senza mezzi autonomi e io ero la persona che abitava più vicino al lui. “Mi veniva da dirgli di arrangiarsi”, ma una forte voce dentro mi ha suggerito di offrirmi e proporgli un passaggio quando avevamo lo stesso turno. Questo per me voleva dire alzarmi prima del solito e ‘perdere la faccia’.

Per lui è stato incredibile pensare che io mi offrissi per questo servizio. Così, un po’ alla volta, lui si è ammorbidito, dichiarandomi che non avrebbe mai dimenticato il mio gesto.

Sapevo da sempre che la sua situazione familiare era molto delicata e che quindi tutta la sua rabbia poteva derivare dal dolore vissuto in casa e dalle circostanze familiari.

Dopo questo mio passo le cattiverie sono diminuite e le colleghe sue complici hanno iniziato ad apprezzarmi nel lavoro.

Da qualche giorno ho lasciato quel reparto e devo dire che tutti e tutte mi hanno fatto presente il loro affetto, anche i miei conquistati colleghi mi hanno fatto emozionare a confermare che l’amore è sempre la strada anche nelle situazioni più dure.